giovedì 22 novembre 2012

Cari ragazzi

Domani (sabato 24 novembre 2012) scenderete ancora una volta in piazza per far sì che un sogno diventi, almeno in parte, realtà.
Il sogno di una scuola pubblica seria. Il sogno di una scuola che vi offra edifici solidi e programmi aggiornati. Una scuola che non vi lasci in preda agli interessi commerciali degli editori che ogni anno vi fregano cambiando copertina ai libri di testo solo per giustificare un aumento di prezzo.
Una scuola che obblighi gli insegnanti ad aggiornarsi ma non chieda loro di pagare di persona per l'aggiornamento.
Una scuola che vi insegni un mestiere ma anche vi educhi a saper giudicare con la vostra testa.
Una scuola che, diciamocelo, i governanti non vogliono e non hanno mai voluto perchè, come ben si sa, un popolo istruito e capace di giudicare, non è un popolo-gregge che accetta, senza discutere, a testa bassa, gli ordini del politico-pastore-padrone.
Mi dispiace non essere più - ormai da tempo - un insegnante.
Se fossi ancora in classe, avrei dedicato un po' di tempo del mio insegnamento a spingervi TUTTI a scendere in piazza. Sottolineo TUTTI perchè lo sappiamo da tempo che una certa parte degli studenti troveranno la scusa della manifestazione per andarsene in giro per i fatti loro oppure per farsi un giorno di riposo in casa.
A quelli che parteciperanno alla manifestzione, invece, se fossi ancora lì, in cattedra, chiederei di andarci con tutta la forza di cui possono disporre.
Direi di più. Vi inviterei a scendere in piazza armati di casco (non integrale) e bastoni e senza sciarpe sul volto. E usare quei bastoni per isolare e sbattere fuori dalla vostra manifestazione quei pochi imbecilli, malati di violenza, che ogni volta fanno di tutto per dare di voi una immagine pessima. Quanti saranno? Uno ogni cento di voi? Fossero anche uno ogni cinquanta, pensate a quale forza avete e usatela, quella forza. Non lasciate ai poliziotti violenti la scusa per potere sfogare le loro frustrazioni. Date una mano a quei poliziotti che hanno paura di vedere fra di voi i loro figli. Dategli una mano pestando senza alcuna compassione i profeti della violenza. Perchè ci sono occasioni in cui la libertà, la democrazia, gli ideali, vanno difesi con la forza e magari anche con un poco di sana violenza.

mercoledì 14 novembre 2012

Il valore di una parola

Caro professor Monti,
comincerei con una precisazione proprio perchè le parole hanno un loro valore ed un loro significato che a volte può confondere. Uso l'aggettivo "caro" non con il significato affettuoso che si usa con chi ci sta a cuore ma con il significato di "costoso" perchè questo è quello che lei è diventato da tempo per chi non può godere di un reddito da ricco o discretamente benestante. Le parole, caro professor Monti, come vede hanno un loro peso specifico. E proprio in virtù di questa incontrovertibile verità, vorrei pregarla di non usare più la parola "equità". E la pregherei di estendere l'invio a non usare tale parola anche si suoi ministri. Traggo da un articolo di "Repubblica" questa delucidazione : "Nel linguaggio politico il termine è utilizzato soprattutto per esprimere l'esigenza di rimuovere le distorsioni e le ingiustizie che si formano nella società, a causa di leggi inique (o malamente applicate) che contraddicono il valore fondamentale dell'uguaglianza dei diritti e dei doveri civili e, oggi, fiscali"
E quindi, visto che lei questa parola la usa sempre come indicatore privilegiato della sua azione di governo, devo convincermi che, secondo lei, è un sintomo di equità il fatto che lo stipendio di alcuni massimi dirigenti degli organi istituzionali siano - nel migliore dei casi - un migliaio di volte superiori alla pensione minima di un anziano e - nel peggiore dei casi - un migliaio di volte superiori allo stipendio medio di un lavoratore dipendente.
Secondo lei è un sintomo di equità obbligare a pagare l'IMU quei cittadini che hanno avuto le case invase dal fango delle recenti alluvioni, mentre proprio negli stessi giorni il suo governo studia mille modi per evitare al clero di pagare la stessa tassa sugli esercizi commerciali di cui è in possesso.
Secondo lei è un sintomo di equità che si spendano miliardi di euro per un'opera inutile e dannosa come la TAV Torino-Lione mentre il territorio italiano avrebbe bisogno di almeno una quarantina di miliardi per essere rimesso in sesto, per non parlare delle condizioni in cui si costringono i giovani a studiare.
Secondo lei è un sintomo di equità sottrarre fondi alla scuola pubblica per elargirli alla scuola privata con aiuti che, fra l'altro, vanno contro il dettato costituzionale.
Secondo lei è un sintomo di equità rinunciare a ridurre gli stipendi dei parlamentari ed i loro privilegi ma, allo stesso tempo, ridurre i fondi a disposizione di regioni e comuni per l'assistenza e la sanità.
Potrei andare avanti con l'elenco delle INIQUITA' che il suo governo continua a perpetrare ma penso che sia del tutto inutile. Lei sa benissimo di stare portando avanti un disegno che permetterà ai ricchi di mantenere le loro ricchezze, anzi di incrementarle, e al contempo porterà alla miseria e alla disperazione milioni di persone. Vorrei soltanto che, a questo disegno, lei non apponesse l'etichetta di "equità".
Con profonda disistima.
Eugenio Bianchi - Rimini