lunedì 19 settembre 2011

L'orgoglio di una novantenne



L'ho detto spesso: farsi Rimini-Milano in moto in autostrada è una noia mortale. Per fortuna ho la musica nelle orecchie. Oggi (sabato 17 settembre 2011) ho deciso che, al posto dei Deep Purple e Led Zeppelin e soci, mi farò accompagnare da Tchaikowsky, Mozart, Brahms e un po' di Behethoven. Niente Strauss: non è consigliabile ondeggiare a ritmo di valzer viennese sulla A1!
Finalmente sono sulla superstrada per Lecco e già si capisce che più in su, in quella cittadina di 10.000 abitanti sul lago di Como che i guzzisti riconoscono come mamma della loro passione, ci sarà un bello spettacolo. Mi fermo a fare benzina poco prima di Lecco e scambio qualche saluto con gli altri "figli dell'aquila" che stanno facendo il pieno. La cassiera ci guarda perplessa. Sarebbe meglio dire guarda perplessa i logo della Moto Guzzi che tutti portiamo sulle nostre giacche e si vede che ha una curiosità da soddisfare: "Ma voi della Guzzi vi siete dati appuntamento tutti oggi? E' da questa mattina che ne continuano a passare!" Le spieghiamo che oggi non è questione di appuntamento, oggi è un compleanno importante: 90 anni di moto, novanta anni di successi, di cadute, di minacce di chiusura, di rinascite. 90 anni nonostante i DeTomaso, nonostante le voglie edilizie di Ivano Beggio (ex patron Aprilia) e nonostante la voglia di delocalizzazione di Colaninno. La vecchia fabbrica di Mandello è ancora lì anche grazie a migliaia di innamorati della Guzzi che si sono dati appuntamento poco tempo fa per il "Moto di protesta" che ha contribuito a far cambiare idea al "signor Piaggio".
Esco dalla superstrada e mi devo fermare. Solo per poco. Le auto dovranno fermarsi molto più a lungo. La strada è stretta ma i guzzisti riescono a farsi un po' di spazio e ad avanzare fino alla meta. Arrivo nel parco cittadino e per fortuna gli amici del Moto Guzzi World Club di Rimini sono venuti qui il giovedì ed hanno montato le due tende da otto posti tenendo anche un po' di spazio per chi veniva con la propria tenda. Nel pomeriggio non ci sarà più un metro quadrato di verde a disposizione. Ho visto mettere le tende sul ciglio delle strade, sulla ghiaia della riva del lago, moto parcheggiate sul sagrato di una chiesa o in cortili gentilmente forniti dagli abitanti del posto.
Verso sera sapremo di essere più di ventimila. L'atmosfera ha un solo denominatore comune: il sorriso. E gli italiani si sentono nel cuore l'orgoglio di vedere il tricolore (altro che il sole padano , IL VERDE COL BIANCO E COL ROSSO) portato addosso da migliaia di francesi, tedeschi, austriaci e persino australiani e americani. E ti senti addosso la voglia di ringraziare una trentacinquenne finlandese che è venuta da Tampere sulla sua Nevada 750 per rendere omaggio a questa aquila novantenne e l'australiano che ha il casco dipinto in tricolore con l'aquila sul retro e sul rosso la sagoma della sua terra. E la pioggia ci prova a smorzare l'entusiasmo ma non c'è niente da fare: siamo qui per far festa e non ce la faremo scappare. A mezzanotte le ultime note del rock dal palco si spengono ma non si spegne la voglia di stare insieme e sarà dura dormire fino quasi all'alba. E il risveglio è sotto una pioggia battente ma chissenefrega! E' stata una celebrazione come doveva essere e speriamo davvero che mister Colaninno abbia capito che la passione può far dimenticare anche le tecnologie esasperate made in Japan. Riprendo la strada sotto il diluvio ma non sono solo: in pratica è un'unica colonna di Guzzi che scende da Lecco verso Milano e nessuno si preoccupa se ci vorrà un'ora in più, nessuno sente il desiderio di mostrare agli altri che "lui ha più manico". E' un altro modo di sentirsi insieme, anche se non siamo seduti ad un tavolo con una birra davanti. E' un altro modo di sapere che condividiamo uno spirito "diverso": l'orgoglio per una tradizione, il piacere di andare dappertutto senza la frenesia della corsa ma col piacere delle "good vibrations" trasmesse dal bicilindrico dell'aquila.

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